Vicenza.
Probabilmente sei rimasta bella (o meglio, carina) e piena di vita solo nei miei ricordi; c'è la possibilità che questo sabato di fine Maggio in cui ho camminato per le vie del tuo centro rattristandomi per l'eccessiva tranquillità, sia solo un caso isolato.
Probabilmente sono anche invecchiato io; non ho un ricordo preciso di quando è stata l'ultima volta che sono uscito un sabato sera con l'intento di andare a far festa senza sapere dove, come e con chi.
A quei momenti sono subentrati ormai da anni le sveglie "presto" il sabato mattina per fare i tour in moto o escursioni varie; la sera del weekend, molto spesso non per causa mia, è diventato un momento di nulla (leggasi: Netflixate varie) assoluto, con mio fastidio misto rassegnazione.
Sarà che trascorrere l'infanzia e parte dell'adolescenza in un tranquillo paese fuori città non ti fa crescere come tutti gli altri; il momento in cui si raggiunge la liberta motoria grazie a 2 o 4 ruote, apre porte rimaste fino ad allora solo lievemente socchiuse. Il fine settimana acquisisce così un'aura di libertà e spensieratezza assoluta.
Tornare dopo così tanto tempo nel luogo natio fa ripensare a questo distacco tra quello che la realtà è diventata (l'ennesimo sabato sera a far nulla) contro quello che l'abitudine legata a quel posto vorrebbe (festa matta porcatroia)
Trovo inaccettabile tutto questo: l'apprezzare così tanto delle parti di qui e il pensare che certe altre parti non mi mancano per niente.
Magari non è nemmeno questo il luogo giusto ma, d'altro canto, quando arrivo qui lo faccio sempre con il sorriso.
Sicuramente non è una cosa da dire "Vuoi passare tutta la vita con me".
Ma con che coraggio si chiede una cosa del genere!?