Nei weekend dopo il trasferimento (di cui questo è ovviamente il secondo), faccio visita a casa. Sì, quella fuori città che è stata chiamata con questo nome più a lungo di altri luoghi fisici in cui sono stato.
Pensavo che è comunque curioso: arrampicarsi in auto su queste colline, lasciandosi lontani le luci e gli edifici della città per addentrarsi nelle strade alberate, con la vista sui campi e laggiù, lontano, sul lago e poi, ancora più in là, su quei stessi edifici.
Sembra di spostarsi, oltre che in senso prettamente fisico anche in senso mentale, andando a vedere dove sono nato, cresciuto. Con i ricordi, non quelli precisi di una situazione accaduta o di un avvenimento particolare bensì la sensazione di sapere che questi colori, questi elementi del paesaggio, questa piazza, quel campanile, sono parte di quello che io sono e che volendolo potrei evocare qualsivoglia pensiero ad essi legato.
La transizione da un luogo all'altro (da casa fuori a casa in da city) è avvenuta comunque con facilità e leggerezza; sarà che comunque la distanza non è superiore a uno qualunque dei miei viaggi casa - lavoro odierni; sarà che è cosa già vista, in some fashion. La sensazione di libertà e autonomia è subentrata naturalmente; d'altro canto, accadde già nel 2013, l'Australia.
Vabbè, abbandono qui una sfilza di foto di questa transizione.
Sì, quello in blu dovrei esser io che faccio delle prove. |
Prima... |
...e dopo |
In mancanza di un piano preciso, ne uso di approssimativi. Tutto nella wok of destiny! |
L'autore, io, ora. |