martedì 17 marzo 2015

'dache

Bramo.
Desidero.

Una camera, grande, con letto spazioso
Dal quale fissare il soffitto finchè non passa il mal di testa.
Con lo schermo che dalla distanza mi lancia la sua luce fastidiosa

Questa aveva i colori adatti, ma non le dimensioni.

domenica 15 marzo 2015

muh

La sleep privation, conosciuta anche come dormire poco, porta l'individuo alla condizione di essere intollerante a qualunque cosa sia più rumorosa delle fusa di un gatto, più luminosa di uno schermo grigio e più faticosa del trascinarsi lungo le ore della giornata fino al momento dove, con la confortante certezza della correlazione causa-effetto, il corpo dai noi comandato si lascia cadere sotto le coperte.

giovedì 12 marzo 2015

D'istinto

Cambio quest'oggi i panni del raccontatore di cose tristi e noiose per segnalarvi invece l'album di un mio caro amico: D'istinto degli Opificio del Dubbio.



Nonostante non mi sia ancora fermato ancora con questo mio amico per dargli la mia opinione sul disco che ho preso sabato scorso (sì Simone, quando ci vediamo ti do i soldi) ho passato diversi viaggi in auto ad ascoltarlo e riascoltarlo piacevolmente, individuando certi brani che avevo sentito live e consolidando la mia scelta sui brani che ho preferito.
Qualche serata mi sono anche sorpreso a canticchiarne delle strofe, o meglio, delle parole, dato che ho una pessima memoria.

Come genere e sonorità lo assimilerei al folk - rock: la presenza del banjo e del flauto rendono i ritmi incalzanti, che si sposano bene con la batteria precisa e la chitarra distorta ma non invadente.

(Nota: ho appena notato che su Spotify l'ordine è differente rispetto al disco; rispetterò quindi l'ordine del primo, così chi legge ed ascolta sarà "in pari").


Il primo brano, Narcolessia, già dall'introduzione fa inquadrare il genere in linea con la mia idea a molti, credo. Unitamente al ritornello cantato in coro, questi elementi rendono il primo brano un'ottima apertura con cui scaldare gli animi e portare a saltellare sotto il palco.

Il secondo brano, Dipinto d'autunno, continua sulla scia della canzone precedente, grazie al ritmo saltellante. Il tema su cui ruota è il colore dei capelli di questa ragazza (le rosse, creature mitologiche!), che va ad essere paragonato ai colori autunnali. Il ritornello, anche questo corale, si presta bene per agganciare un eventuale rossa al loro concerto e trascinarla in roteanti piroette. Furboni!

Vento nella gabbia, traccia numero 3, va ad occupare una delle prime posizioni per quanto riguarda la mia classifica personale. Il testo, semplice ed efficace, si fa capire senza tanti fronzoli:

"L'indifferenza su fare d'amore
uccidono il cuore ingabbiato di chi
non riesce ad uscire da questa prigione
il tempo è arrivato per me"

Ho in particolar modo apprezzato la parte con la ripresa a circa 2:40, con il flauto sempre presente ma mai lineare e sempre interessante con fioriture ben sposate con il banjo ad alleggerire la distorsione delle chitarre.

Alla 4 posizione di Spotify troviamo Nullità e divinità, che credo esser reputata dai componenti del gruppo una delle proprie perle migliori.. A me non ha particolarmente colpito, e credo la parte con l'assolo di chitarra sarebbe stato possibile sfruttarla ancora di più, elaborando qualcosa con il flauto.

Alla numero 5 è invece presente Profeta, che trovo invece interessante, sia come testo, sia come la parte ritmica e melodica che vi è sia stata arrangiata. L'attacco fatto a questa "profeta" è dell'infondatezza delle sue affermazioni e di codardìa; un Don Abbondio di questi tempi.

Numero 6, In bocca al gheppio, si rivela come qualcosa di "strano", ma che va a conquistarsi la seconda posizione per la mia classifica. A partire dal nome, che ho appena cercato su Google (gheppio) la canzone si dipana come un Alice nel paese delle Meraviglie, tra animali curiosi e correlazioni particolari, con il suo ritornello che mi sono canticchiato da solo qualche volta:

"Non scoprirai mai
quello che cerchi in te
in questa selva le tue risposte 
ti darà"

Senza contare il fighissimo pezzo a 1:30!

A chiudere il disco rimane Raggio di sole, con il suo ritornello veramente godibile ed un testo energetico che parla di rinascita e di dedizione. I suoi 2:47 minuti scorrono rapidi su questo ritmo rapido, ed è sicuramente un altro dei brani che mi sono piaciuti di più di questo album. 



Forte anche di averli visti live da qualche volta, mi sento sicuramente in grado di dire che questi ragazzi sono in grado di aumentare ancora il loro livello, pur risultando molto interessanti già da ora.

Non mi resta che augurare loro quindi di continuare su questa strada e genere, del quale non sono presenti molti gruppi qui a Vicenza che io sappia! 



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