domenica 19 gennaio 2014

Where's my spark?



Con "Where's my spark?" voglio intendere dov'è la scintilla, la motivazione per la quale ogni giorno mi alzo dal letto, compio le azioni della giornata, e alla fine vi ritorno; per cosa sto esistendo in questo momento?

E voi lettori, per cosa state esistendo? Cosa vi spinge ad alzarvi, che cosa volete accompiere in questo momento della vostra esistenza?

Dov'è quella voglia di vivere quando si cade nella routine? Qualcosa oltre al voler arrivare al weekend solo perchè diverso dagli altri giorni della settimana?

Mi serve qualcosa di nuovo, qualche persona o cosa che mi faccia riscoprire l'intensità delle piccole cose di ogni giorno che alimentano questa "scintilla".

Come per ridere, un altro anno è già passato, e tra poco arriverò alla veneranda età di 22 anni, magari con qualche straccio di idea per il futuro, ma senza la capacità di meravigliarmi ogni giorno, che credo sia anche più importante; senza la spark ogni giorno è fine a se stesso.
Se guardo agli anni passati, almeno 2 o 3, noto che a parte i momenti in cui ero con altre persone vi posso trovare ben pochi momenti positivi, nonostante si dice che si tenda a guardare il passato "through pink-colored glasses"; immagino che anche questo non sia positivo.
Cosa rende ogni giorno unico, irripetibile, importante anche se non è accaduto nulla di sconvolgente o particolarmente eclatante?
A questi livelli bisogna andare ad emozionarsi delle microscopiche diversità delle cose per sentirsi ancora fuori dal solito ciclo?

Perchè non riesco ad avere un minimo di spark se non sono con altre persone o, se sono da solo, le uniche variazioni sono date da piccolissime scoperte e soddisfazioni virtuali?


Sapete che vi dico?


Credo di averla persa.
Sì, ho perso la spark. 

Eh, succede, oh.

Non è che uno al giorno d'oggi può avere sempre tutto sotto controllo.

Ma chissà quando l'ho persa!

Ho la netta impressione che siano anni che non la vedo.
Vorrei sapere esattamente quando però, giusto per curiosità.

La spark che bruciava la mia energia.
Non penso che a quasi 22 anni l'energia sia sparita eh; eppure non la vedo.

In compenso, sono piuttosto sicuro di una cosa.
La chance di recuperare la spark mi ha detto che non vuole c'hio la trovi.

E mò?


lunedì 6 gennaio 2014

Il Manifesto

Spesso ricevo critiche e commenti negativi riguardo a questa mia ormai quasi decennale passione per il gioco digitale; alle volte si tratta di un semplice “ma non ti stanchi di stare lì?”, altre volte mi vengono affibbiati aggettivi decisamente poco simpatici.
Pertanto, al fine di rispondere a qualche domanda, e magari a chiarire la situazione, stamattina ho deciso di stilare il mio, personalissimo

MANIFESTO DEL VIDEOGIOCATORE
(per quanto riguarda me)

  1. Il gioco è una forma di socializzazione sin dall'alba dei tempi; tant'è che da quando ho iniziato a giocare in conferenza audio con altre persone faccio fatica a starne senza, anche se non sto giocando, sia per la simpatia delle persone che mi fanno compagnia durante le mie giornate, sia per il continuo rapporto sociale sviluppato.

  1. Il gioco è un continuo mettere alla prova le proprie abilità di ragionamento, di rapidità d'azione e di pensiero laterale. Questo porta sia ad un potenziamento di queste abilità, sia ad un vedere in prima persona come queste evolvono nel corso del tempo.
  2. Contrariamente a quanto accade per esempio in un programma televisivo, nella maggior parte dei casi durante il gioco si ha il (quasi) completo controllo su cosa si può/vuole fare o non fare, invece di essere spettatori passivi di qualcosa creato da altri. Questa libertà porta ad un'espansione della propria immaginazione.

  1. Il gioco, come un film, può provocare un'ampia gamma di sensazioni, spesso anche maggiori, soprattutto sempre grazie al coinvolgimento in prima persona nello scatenare queste; dai giochi survival/horror, in cui ogni angolo può nascondere un pericolo o persino lo spavento più grande della vostra vita, ai giochi cooperativi nei quali il senso di appartenenza ad un gruppo è ripagato con un risultato (e un bottino, fisico o “sociale” come una serata di risate) altrimenti impossibile da raggiungere in solitaria.

  1. Il gioco, attraverso la cooperazione, crea legami di fiducia e rispetto, spesso anche fuori dalla sfera ludica; conosco diverse persone che, conosciutesi in gioco, sono diventate amici stretti nella “real life”.

  1. Tutto sommato, è un/a hobby/passione relativamente poco costoso/a; una volta affrontata la spesa maggiore che è data dall'acquisto del sistema utilizzato, a meno che non si sia dei ferventi appassionati di un certo titolo, una volta ottenuto il gioco (spesso anche con un risparmio notevole se acquistato anche solo un mese o due dopo la data di uscita) non sono previste spese aggiuntive realmente necessarie; come per qualunque cosa, gli optional sono pensati per chi vuole qualcosa in più, che generalmente non è la maggior parte degli acquirenti.

  1. Il continuo confronto con qualcuno più forte, incoraggia a migliorare, e migliorando si ottengono soddisfazioni. Nonostante questo avvenga in diverse fasi (tra le primissime metterei una reazione di tipo iracondo o del “tanto di cappello”) un giorno, magari sottoposti alla stessa situazione nella quale precedentemente si soccombette, il feedback e il tipo di risposta adatta accorreranno in aiuto, portando questa volta (si spera) al trionfo.
    Una parentesi a parte meritano gli eSports, ovvero vere e proprie competizioni che da qualche anno grazie a titoli particolarmente competitivi, hanno portato alla creazioni di vere e proprie mastodontiche manifestazioni (e)sportive, con tanto di premi, fama e sponsor.
  2. Il gioco non ha età.
    Tant'è che in una partita ci si può trovare con/contro una sfilza di sbarbatelli del '99 (che magari sono anche più bravi di noi/voi!) che con persone la cui barba va ormai tingendosi di grigio. Questo tipo di accomunamento è più difficile da trovare negli sport usuali, si pensi ad una squadra di rugby/calcio/whatever di 14enni contro una di 40enni..

  1. Ci si lamenta che i giovani (anche a me viene detto questo) non leggano. Personalmente, quando gioco, per un motivo o per un altro devo sempre leggere qualcosa, che si tratti di come utilizzare un certo oggetto, di come ottimizzare le prestazioni, o di come svolgere una particolare missione. Quindi non è vero che non si legge più, ma solo che la piattaforma di lettura si è evoluta, integrandosi a qualcos'altro.

  1. Il gioco è un hobby/passione che si può praticare sempre; con il sole, con la pioggia, con la rabbia in corpo, con leggerezza, con l'intento di passare una decina di minuti aspettando qualcosa/qualcuno, si può giocare con qualcuno, si può giocare da soli, si può usare per lucrare (anche in senso negativo purtroppo), si può usare per dimostrare delle proprie abilità.


Qualora qualcuno volesse degli esempi reali e che ho avuto in prima persona non deve fare altro che lasciare un commento qui sotto ;)