mercoledì 26 marzo 2014

F u

Come mi è stato fatto notare di recente, la scelta del "piano b", ovvero l'università, è un qualcosa che non potrò mai perseguire credendoci così intensamente come sarebbe stato per quanto riguarda il "piano a".

Questa cosa si sta concretizzando giorno dopo giorno, in particolare a causa delle continue insistenze dei miei genitori riguardanti il "cercati (anche) un lavoro" o "quando dai il prossimo esame" e simili.

Tant'è che da lunedì di questa settimana mi sveglio particolarmente angosciato, e questo mi ha portato a prendere quello che potrebbe essere il primo gradino verso il declino della situazione, ovvero aggiornare il mio curriculum vitae.

Facendo quest'operazione ho tristemente constatato che questo foglio è riduttivo in confronto a quello che sono ed alle mie capacità e abilità; o perlomeno, è una forte impressione che ottengo ogni volta che lo guardo e lo rileggo, cercando elementi errati o aggiungendo dettagli.

Non si può dire molto meglio del mercato lavorativo vicentino attuale; sfogliando le offerte lavorative infatti,
sono pochissime, quasi nulle le inserzioni che catturano la mia (per ora) curiosità e mi spingono a premere la scritta blu dell'ipertesto e leggerne la descrizione.

Quindi in questi giorni, invece di studiare veramente, spendo le mie giornate a riflettere (di nuovo) se continuare o meno la carriera scolastica o se imboccare la strada che porterebbe all'agognata indipendenza, e a soddisfare uno dei miei desideri più pressanti: l'allontanamento dal  nucleo famigliare, e il poter finalmente non sentirmi rimproverare o criticare per quello che faccio o non faccio.

Vedremo come procederà.

T.

2 commenti:

  1. Quando finii le superiori desideravo ardentemente fare l'università. Scelta che mi fu negata da genitori che dicevano che era meglio lavorassi nell'azienda di famiglia. E così è. Faccio l'operaia. La cultura che ho me la sono costruita studiando quello che volevo quando lo volevo e mai abbandonando la mia curiosità naturale. Vivo fuori casa da due anni in affitto. Non ho molto ma questo poco mi basta. E ora più che mai sono convinta che se avessi scelto di continuare gli studi mi sarei impiccata da sola. D'altronde se uno è avido di Sapere può sempre coltivare da sé le proprie inclinazioni e maturare anche da solo. Solo che si può concedere il lusso di farlo in qualsiasi momento e concentrarsi su qualsiasi cosa voglia...spero che questa mia esperienza possa averti anche solo in parte fatto riflettere...

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    1. Qualche tempo fa mi sono permesso di sbirciare nel tuo blog, e ho potuto constatare quanto mi hai detto nel tuoi commento..

      Purtroppo non ho ancora trovato qualcosa che mi prenda anima e corpo, ne in ambito lavorativo ne in ambito scolastico - formativo; tant'è che anche nella mia più grande passione alla quale devolvo diverse ore ogni giorno (il videogioco) non ho ancora trovato un (titolo? storia?) che mi non mi faccia pensare ad altro, che scateni una curiosità insaziabile.

      Come in tutte le cose, quello che faccio, è a metà; forse prima o poi salterà fuori la cosa, la passione, l'hobby, la persona, lo sport di cui non saprò staccarmi, se non in maniera definitiva, quantomeno per molto tempo.

      Comunque, sei l'ennesimo caso di persona che conosco che abbia fatto come hai fatto tu, ovvero che anche se vi sono state avversità di situazioni o complicazioni personali è riuscita a fare quello che voleva, nel tuo caso farti una cultura (che immagino sia in qualche modo specifica).

      Questo è indubbiamente ammirevole, come invece non è esattamente esemplare quello che ho fatto/faccio io, ovvero l'assenza di impegno anche in cose alle quali tengo, o alle quali devolvo volentieri le mie attenzioni, ma mai in maniera totalitaria.

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