martedì 4 giugno 2013

Day 149 - 150 - 6 mesi, mezzo anno.

Buongiorno,

è in occasione dei 6 mesi qui in Australia che girerò il prossimo vlog (non l'ho ancora iniziato, chiedo perdono).

Questa è una data particolare e simbolica, in quanto manca poco al rientro e dovrò fare i conti con ciò di cui sono venuto a capo in questo lasso di tempo.

Credo che scriverò quest'articolo e poi lo leggerò filmandomi creando così il vlog e divenendo un modo per sapere le cose che scrivo alle persone che non hanno voglia di leggere tutte queste lettere in successione, e magari aggiungerò qualche altra nota nel video che non scrivo qui.

Ma cominciamo.

Era il 1 gennaio 2013.

Le porte di un nuovo anno si erano appena aperte, e con questo avvenimento che si ripete ogni 365 giorni avevo deciso di provare a prendermi del tempo; tempo per pensare, un'occasione per mettermi alla prova, un'opportunità per vedere se in altre condizioni la mia situazione di incertezza e dubbio nei confronti di ciò che voglio essere prossimamente si fossero schiarite, almeno un poco.

Riguardo i vecchi post e vlog, e mi accorgo che dopo il primo paio di mesi, il rifiuto di rassegnarmi e di arrendermi a fare (lavorativamente) cose che non mi piacevano, esistere con il solo scopo di evitare il non esistere, non mi andava giù; sono fermamente convinto di poter aspirare di più, devo solo trovare il modo e il campo giusto.

Erano tuttavia le motivazioni che mi spinsero a iniziare a studiare Lingue a Venezia, 2 anni or sono.

Ricordo che una sera d'estate di quell'anno, dopo aver finito di lavorare alle 3 di mattina com'ero solito quando lavoravo in un bar, scrissi che volevo iniziare l'università per appunto non essere relegato a quelle per me tristi opzioni: cameriere, sguattero, e simili.

Purtroppo ho realizzato che il rifiuto verso queste cose era maggiore della mia voglia di apprendimento (erano due cose coesistenti ma nettamente differenti ricordo), anche perchè non sapevo a cosa andavo incontro.

I motivi per cui avevo scelto questa facoltà e queste lingue erano per un ipotetico fine arrivare a fare da intermediario tra industrie o società.
Tristemente, ho dovuto presto constatare che la conoscenza della lingua in sè, senza una preparazione specifica nell'ambito, non sarebbe servita a molto, e che quindi il tipo di corso che stavo seguendo si sarebbe rivelato indicato per chi fosse voluto divenire professore o linguista puro, idee che non mi si confacevano.
Questa rivelazione, assieme alla riscontrata lentezza dell'apprendimento che ho avuto nell'estate 2012, mi ha angosciato un poco, facendomi tentennare. Mi è stato poi suggerito di posticipare certi esami particolarmente ostici (come letteratura tedesca) a settembre o all'anno successivo.
Inizialmente, questo mi ha aiutato e mi sono tranquillizzato un poco, ma poi avuto questo pensiero della "specializzazione" in un campo necessaria, ho deciso di accantonare temporaneamente gli studi per poterli eventualmente riprendere in futuro.

Non essendo il genere di persona che se ne sta con le mani in mano volentieri o per voglia, ho deciso di lavorare per un periodo di tempo finchè cercavo di raccapezzarmi.
Durante il periodo in cui ho lavorato, il sentire di un amico partito alla volta dell'Australia mi ha fatto riflettere che forse sarebbe stata una buona occasione per potermi prendere del tempo, vedere un poco il mondo, ed assaggiare della "vita reale".

Eh sì, perchè sono piuttosto convinto che finchè sì è a casa tra le tranquille e sicure mura domestiche, quando  non si hanno preoccupazioni primarie come il come procurarsi da mangiare, il dove stare e il come mantenersi, è molto facile perdere di vista le proprie mire e cose certe che si hanno.

E così, partendo, ritrovarmi ad essere una persona sola in questo mondo che sa tanto essere piccolo quanto grande e pieno di ostacoli quasi insormontabili, mi ha portato ad avere come pensiero primario le basi da avere: il mangiare, un posto dove dormire.

La cosa che segue immediatamente, una volta che si hanno queste certezze, è il pensiero: "Bene, ora che non ho preoccupazioni primarie, cosa voglio da me stesso e da ciò che ho attorno?" 

A questa domanda, le risposte immediate che sorgono sono: le passioni, le cose che piacciono a me.
Queste realizzazioni sono arrivate dopo il primo mese di permanenza, che, tra le altre cose, ancora considero
 il più fortunato, in quanto ho visitato molti posti e visto molte cose, trovato il lavoro presto e conosciuto molte persone che mi hanno accompagnato per i mesi successivi.

Ed è qui che ripenso al videolog del primo mese: The ThoR's Vlog - 2.8 - Revelations

Infatti, le cose che per me si sono rivelate essere quelle che mi piacciono e per le quali ho una passione sono l'informatica e, ancora di più, i videogiochi.
Il mese successivo è stato un tentativo di entrare in questo mondo in modo di fare qualche esperienza; ho anche cominciato ad informarmi sui vari corsi e modi che avevo per potermi creare una conoscenza e competenza nell'ambito.

Sfortunatamente, l'attuale diploma scientifico - tecnologico, si è rivelato piuttosto inutile anche in questa nazione; vani sono stati anche i tentativi di trovare un lavoro come receptionist o data entry, nonostante ECDL e destrezze varie, cosa che già mi attirava di più del lavapiatti.

Il terzo, il quarto e quinto mese sono stati un altalenarsi di pigreggio dovuto alla non preoccupazione di dover pagare l'affitto, ricerche lavorative blande su settori che a quanto parte non mi sono destinati (vedi sopra); ma anche lavori occasionali ottenuti tramite agenzia, per lo più di tipo operaio - bracciante, che, nonostante la loro fatica mi hanno fatto notare che nei lavori umili spesso ci sono persone che si accontentano delle piccole cose e che sono felici, ridono e scherzano mentre lavorano, cosa che crea un bel clima, in grado di far sopportare egregiamente l'obbligazione del dover lavorare..

Ovviamente a me è capitata la situazione opposita nell'ultimo lavoro che ho avuto come kitchen hand, ma vabbè, ho avuto spheega immagino.

Questo lasso di tempo sfortunatamente ha contribuito a creare una routine, che io considero tanto necessaria quanto il male supremo, in quanto è un po' come l'odio che apre la strada per il lato oscuro (Star Wars NdA). Infatti dalla routine si passa alla consuetudine, alle abitudini, alla pigrizia, alla noia.

Mentre ora, raggiunta questa data importante e simbolica, 6 mesi, ed essendo prossimo al rientro, devo cominciare a pensare a come regolarmi una volta tornato, visto che tra il lavoro pre - Australia e Australia se n'è andato un anno.
 Ho ripreso a guardare i vari tipi di corsi e opzioni, ma voglio prima  parlare con un paio di persone per chiarimenti e potermi indirizzare verso il percorso più adatto.
Purtroppo in Italia la situazione è più difficile del previsto, ma d'altronde se non voglio andare avanti a come ho fatto finora accontentandomi è il momento di rimboccarsi le maniche.

Overall, a parte queste mie (non?) progressioni, lo stare all'estero mi ha aiutato molto, per diversi motivi.

Considerando le cose base, sono migliorato in cucina (anche se solo recentemente ho cominciato veramente a combinare qualcosa di alternativo); a dispetto dei primi tempi dove mi mettevo a parlare con gente a caso e questi con me, ora sono piuttosto preoccupato da i nuovi coinquilini nella mia camera, ma solo per il fatto che lascio tutti i miei effetti in giro (computer etc), e non per altro.. Solo che appunto, rimanendo nello stesso posto per sei mesi, l'arrivo di persone nuove è sempre qualcosa di ambiguo!
Sono più sicuro di me quando devo muovermi da qualche parte, se necessario chiedo informazioni o di ripetere qualora non capisca (anche se da testardo che sono cerco di far da me).

Il conoscere altre culture, persone, consuetudini, COSE insomma di altri paesi, è un'esperienza che per certi può risultare violenta (vedi L'ultimo paragrafo) mentre per me è stata praticamente sempre una cosa positiva (a parte vedere la pasta con il ketchup, la pasta buttata in acqua fredda e portata a scaldare e aver cominciato a non vedere di buon occhio certi francesi per via della loro attitudine al creare un casino immaginabile ma vabbè).
Viaggiare e conoscere sono esperienze che letteralmente APRONO LA MENTE, e che consiglio vivamente a chiunque ne abbia la possibilità, anche solo per un weekend, anche solo in una città vicina.

Altre notizie prossimamente, e grazie dell'attenzione; ancora una volta, tutto questo è stato possibile anche grazie a voi lettori da vicino e lontano, che avete sopportato racconti alle volte non proprio incoraggianti o momenti di depressione non indifferenti.

Il pensiero del ritorno è dolce ed amaro allo stesso modo; so già che mi mancherà l'autonomia e il non avere molti vincoli o preoccupazioni, il potermi regolare come più mi aggrada e il non avere nessuno a cui rendere conto se non me stesso.
Ma d'altronde se voglio cominciare la strada che ho vagamente individuato, il ritorno è necessario, sia per un discorso economico, che pratico. Inoltre desidero veramente rivedere certe persone, e qui ne ho veramente per le quali rimanere (sì Sara, sto pensando a te :D).

A presto e buona giornata a tutti!

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